Parliamo del principio di trasparenza che, assieme ai principi di imparzialità, efficacia, efficienza ed economicità, costituisce uno dei pilastri su cui deve reggersi l’azione della pubblica amministrazione
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Nell’articolo
- Il concetto di Pubblica Amministrazione
- Cosa si intende con principio di trasparenza?
- Qual è la fonte giuridica del principio di trasparenza
- Perché la trasparenza è così importante nell’azione amministrativa
- Un caso pratico
- Quando si può far valere la mancanza di trasparenza?
- Come ottenere tutela se manca la trasparenza?
- A chi rivolgersi per tutelarsi
Il concetto di Pubblica Amministrazione
Per spiegare il principio di trasparenza, è il caso di partire dal concetto di Pubblica Amministrazione (o PA).
La PA è lo Stato, o meglio la macchina-Stato, l’apparato, la struttura statale che amministra le risorse pubbliche per realizzare gli scopi indicati dal potere esecutivo, o Governo.
Così la Scuola ha il compito di garantire l’istruzione di cittadini, il Sistema Sanitario Nazionale fornisce le cure sanitarie, l’Agenzia delle Entrate ha il compito di raccogliere le risorse finanziarie derivanti dalle imposte e tributi, e via dicendo.
Cosa si intende con principio di trasparenza?
In base all’ordinamento italiano, la complessa macchina amministrativa deve operare in maniera trasparente.
Legge n.15/2005
Si usa spesso l’immagine della “casa di vetro”, per rendere al meglio il concetto. Cioè ogni cittadino in qualsiasi momento deve poter controllare l’operato della amministrazione pubblica. Nulla può avvenire di nascosto.
Le eccezioni al principio di trasparenza
La macchina-Stato può tenere riservate o coperte dal segreto solo alcune attività molto specifiche, e previste a monte dalla legge.
È il caso, ad esempio, del segreto di Stato, che è uno speciale vincolo di segretezza apposto a determinati atti o documenti o notizie o attività, quando la divulgazione possa compromettere la sicurezza nazionale o gli interessi superiori dello Stato.
Oppure è il caso del segreto militare, che è previsto dalla L. n. 124/2007 e dai DPCM 8.4.2008, e nn 7 e 12 del 12.6.2009
Ma questi casi specifici sono eccezioni: il che significa che valgono solo nei casi specificatamente contemplati dalle singole leggi che li prevedono, e non possono essere estesi a casi diversi.
Qual è la fonte giuridica del principio di trasparenza
Questo importantissimo principio è divenuto legge nel 2005: la Legge n.15/2005 ha infatti modificato l’art. 1 della “Bibbia” della azione amministrativa, cioè la L.241/1990, imponendo che l’azione amministrativa sia esercitata, oltre agli gli altri, secondo criteri di “pubblicità e trasparenza”.
Insomma: lo Stato stesso si è dato la regola che la sua propria azione sia trasparente, cioè verificabile in ogni momento dai cittadini, salve le limitate eccezioni di cui abbiamo parlato al paragrafo che precede.
Potrà sembrare poca cosa, ma l’aver stabilito per legge che l’azione amministrativa deve essere esercitata secondo criteri di pubblicità e trasparenza costituisce un paletto importantissimo a garanzia, in ultima analisi, dei diritti dei cittadini.
Questo principio sta alla base ad esempio del diritto di accesso, stabilito dagli artt.22 e seguenti sempre della Legge n.241/1990.
Perché la trasparenza è così importante nell’azione amministrativa
Senza il principio di trasparenza, il cittadino non avrebbe il diritto di sapere e verificare l’azione della pubblica amministrazione, e non potrebbe quindi controllarla, né difendersene qualora ritenesse che i suoi interessi fossero lesi.
Aver stabilito per legge il principio della trasparenza dell’azione amministrativa significa che la Pubblica Amministrazione ha il dovere (di agire in maniera trasparente), e noi abbiamo il diritto di pretendere di verificare che l’azione amministrativa sia stata condotta in maniera trasparente.
Questo è probabilmente il più importante effetto di quello che chiamiamo “Stato di diritto”: il cittadino ha diritto di sapere e conoscere cosa fa chi lo amministra.
Un caso pratico
Facciamo un esempio per capirci meglio.
Se sono una insegnante che ha fatto domanda per essere inserita in una graduatoria finalizzata all’assunzione nella pubblica istruzione, ho il diritto di verificare che la Pubblica amministrazione abbia attribuito correttamente i punteggi a me e agli altri candidati, in modo tale che io non venga privata del posto di lavoro che mi spetta.
Quindi le graduatorie devono essere pubbliche, cioè rese conoscibili facilmente da tutti, e devono indicare analiticamente i punteggi attribuiti a ciascun candidato e i titoli che li fanno guadagnare.
Dopodiché, se ritengo che ci sia qualcosa di non corretto, potrò chiedere l’accesso documentale alla domanda ed ai documenti allegati dal candidato che ritengo avermi superato in maniera non giustificata.
Da li, potrò fare verifiche più approfondite ed eventualmente ricorrere contro il posizionamento in graduatoria, come spiegato più avanti nell’articolo.
Quando si può far valere la mancanza di trasparenza?
Diciamo che ho chiesto l’accesso documentale ad un documento della PA, ad esempio la pratica edilizia del mio vicino di casa che sta costruendosi un portico, e l’amministrazione mi rifiuta l’accesso per “ragioni di privacy” (o di riservatezza, che dir si voglia).
Ebbene: ho invece diritto ad accedere a quella documentazione, cioè a vederla ed averne copia. Attenzione: devo avere un valido motivo, ad esempio ho ragioni per ritenere che il permesso di costruire sia stato rilasciato in violazione di norme o diritti miei.
Quindi, ho un motivo valido per voler verificare che non ci siano irregolarità nel procedimento amministrativo esitato nel rilascio del permesso di costruire.
Non è infatti possibile (cioè ‘non ho diritto di…’) una verifica generale e preventiva dell’attività dell’amministrazione, ma ho diritto di andare a verificare specifiche situazioni che potrebbero essere irregolari.
Al di là dell’accesso documentale, però, il principio di trasparenza diventa canone di legittimità di tutta l’azione amministrativa. Quindi le situazioni e i provvedimenti che denotino in generale una carenza di trasparenza e di pubblicità, costituiscono un indizio di illegittimità del provvedimento amministrativo.
Dato che il provvedimento amministrativo è il prodotto finale dell’azione dell’amministrazione, che è regolata dalla legge e deve rispettarla, se il provvedimento manca di trasparenza allora probabilmente è illegittimo.
La mancanza di trasparenza a monte del provvedimento rende quindi il provvedimento viziato e impugnabile davanti al giudice amministrativo, cioè il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).
Come ottenere tutela se manca la trasparenza?
In caso manchi, o sia negata, la trasparenza, la legge (sempre la L. 241/90) ci permette di chiedere l’accesso coattivo al TAR – il Tribunale Amministrativo Regionale.
Cosa significa?
Significa che con un ricorso molto veloce e relativamente poco dispendioso, chiedo al TAR che ordini all’amministrazione di esibire la documentazione cui non aveva voluto farci accedere.
E davvero nella quasi totalità dei casi, il TAR ordina all’amministrazione di produrre la documentazione.
E se l’amministrazione non esegue?
Se l’amministrazione non esegue, viene nominato un Commissario ad acta, cioè un “braccio armato” che prende i comandi dell’amministrazione ed esegue l’ordine e le spese del processo vengono messe a carico dell’amministrazione.
Quali sono i tempi medi?
Di norma 1 mese! Spesso anche meno.
Gli unici casi in cui il TAR non concede l’accesso coattivo sono quelle eccezioni, di cui abbiamo parlato in precedenza, che riguardano atti e situazioni che la legge (non le amministrazioni, ndr) ha sottratto all’accesso.
Qui la differenza la fa la competenza dell’avvocato amministrativista che propone il ricorso, e soprattutto la corretta valutazione della singola situazione, che va fatta prima di partire con le carte bollate.
L’avvocato deve saper riconoscere se siamo nell’ambito di quelle eccezioni, o se invece ci si trova nel diritto all’accesso.
A chi rivolgersi per tutelarsi
Quanto abbiamo scritto sin qui dovrebbe aver chiarito quanto fondamentale sia il principio di trasparenza nell’azione amministrativa: è la prima qualità che deve avere l’azione amministrativa e il suo risultato finale, cioè il provvedimento amministrativo.
Se riteniamo che un provvedimento dell’amministrazione che ci riguarda sia poco trasparente, è bene che sottoponiamo la questione all’avvocato esperto in questo genere di cose, cioè l’avvocato amministrativista
La cosa cui fare più attenzione è il fattore tempo!
Nel diritto amministrativo in generale ci sono tempistiche molto strette per rivolgersi al giudice e impugnare i provvedimenti. Il termine standard è quello di 60 giorni dalla pubblicazione o comunicazione di un provvedimento. Una volta perso tale termine, non si può assolutamente più fare nulla!
Vi sono tuttavia delle rare eccezioni nel termine, che solo l’esperto amministrativista conosce: è quindi il caso di interpellarlo rapidamente senza perdere tempo prezioso.
Lo Studio è abilitato a trattare diritto amministrativo?
Sicuramente SÌ. Lo Studio Legale Daneluzzi tratta da decenni di diritto amministrativo, ottenendo molti successi in materia.
L’avv. Chiara Daneluzzi è avvocato amministrativista sin dal 1999, tratta ed è esperto in controversie con la Pubblica Amministrazione ed è membro della prestigiosa Associazione Avvocati Amministrativisti. Lo Studio può offrire sia consulenza che assisterti in giudizio e patrocina ricorsi avanti TAR e Consiglio di Stato, essendo l’avv. Daneluzzi anche Cassazionista.
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