Il principio di economicità è un pilastro dell’azione amministrativa. Assieme ai principi di trasparenza, efficacia, imparzialità ed efficienza determina l’insieme di quelli che sono i principi cardine dell’azione amministrativa.
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In questo articolo
- Cos’è il principio di economicità
- Qual è la fonte del principio di economicità?
- Quali conseguenze se non viene rispettato
- Qual è il giudice che deve valutare queste situazioni?
- Quando è il cittadino a violare il principio
- Il “decreto Albania” viola il principio di economicità ?
- Quale avvocato tratta queste situazioni
Cos’è il principio di economicità
Il principio di economicità esprime la regola per cui quando si tratta di spendere denaro pubblico, deve essere speso in maniera oculata ed attenta, senza sprecare le risorse, che come noto sono sempre limitate.
Il danaro è quello della “cassa comune“, serve a coprire tante spese (sanità, istruzione, difesa, pensioni, eccetera) e non lo si può sprecare, anche perché proviene dalle tasse cioè da un sacrificio di ciascun cittadino. Si comprende quindi l’importanza di questo principio.
Qual è la fonte del principio di economicità?
Ancora una volta la fonte del principio di cui trattiamo oggi è il solito art. 1 della L. 241/1990, cioè la “Bibbia” del diritto amministrativo.
L’articolo dice che l’azione amministrativa tra gli altri è retta dal principio di economicità (gli altri sono quelli di efficacia, imparzialità, pubblicità e trasparenza).
Ciò significa che questo principio è voluto ed ordinato proprio dalla legge, per cui non si può chiudere un occhio se non viene rispettato.
Quali conseguenze se non viene rispettato
Il principio di economicità dell’azione amministrativa è così importante che è stato imposto da una legge dello Stato.
Questo significa che se un provvedimento amministrativo non rispetta il principio di economicità, è illegittimo, cioè è contrario alla legge, differisce dallo schema corretto: se il provvedimento è illegittimo, si può chiedere al giudice di annullarlo e di risarcire il danno che ha provocato (se dimostrato, ndr).
Ad esempio, se una amministrazione ha disposto una certa spesa per un bene o servizio che è stato pagato molto più del prezzo di mercato, e magari a causa di questa scelta poi tocca tagliare un altro bene o servizio, l’utenza di quest’ultimo potrebbe proporre ricorso al TAR per far accertare l’illegittimità della prima spesa, e chiedere la condanna dell’Amministrazione a risarcire i danni conseguenti.
Qual è il giudice che deve valutare queste situazioni?
Il giudice che ha giurisdizione su questo genere di questioni è il TAR o Tribunale Amministrativo Regionale. A livello superiore, il Consiglio di Stato.
Il TAR è il giudice naturale del rapporto amministrativo, e quindi del prodotto di questo rapporto, cioè il provvedimento amministrativo.
Quindi se ritengo che un provvedimento violi il principio di economicità, lo posso impugnare davanti al TAR, nel termine – normalmente – di 60 giorni.
Ci sono poi delle eccezioni a tale regola generale (il termine di 60 giorni) ma in linea di massima teniamo a mente questo orizzonte temporale.
Quando è il cittadino a violare il principio
Il principio di economicità non vincola solo l’Amministrazione, ma vale in tutti i rapporti pubblici.
Ad esempio, in una importante sentenza, la n. 1426/2021, il Consiglio di Stato ha dato torto ad un consorzio di cooperative che pretendeva di fare accesso in maniera massiva ad un elenco di infermieri assunti dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile durante il periodo pandemico, volendo verificare se, invece, quei posti si sarebbero potuti assegnare al ricorrente stesso, che esercitava attività concorrente.
Ebbene: il Consiglio di Stato (dopo il TAR) ha dato torto al consorzio perché la pretesa cozzava col principio di economicità che deve sempre caratterizzare l’azione amministrativa.
La raccolta di tutta la documentazione che sarebbe stata necessaria, incluse le autorizzazioni per la privacy da parte di tutti gli infermieri, si sarebbe tradotta in una attività abnorme ed eccessivamente costosa.
Quindi, tra il diritto di accesso del consorzio – che naturalmente è tutelato – e l’obbligo di rispettare il principio di economicità, ha prevalso il secondo.
Questo in quanto il principio di economicità tutela tutta la collettività, mentre nel caso di specie il diritto di accesso era a vantaggio di un singolo soggetto. E per principio generale, in caso di conflitto tra potestà, la dimensione collettiva prevale sempre su quella privata.
Il “decreto Albania” viola il principio di economicità ?
Un caso particolare
Il c.d. “decreto Albania” , con cui il Governo Italiano ha appaltato all’Albania la valutazione del diritto dei migranti a restare sul territorio dell’Italia, non può essere impugnato al TAR per violazione del principio di economicità pur essendo una azione della Pubblica Amministrazione.
Questo perché non è un provvedimento amministrativo: è infatti un atto normativo, cioè un atto avente forza di legge, che è destinato a regolare una serie indefinita di casi astrattamente previsti. I suoi destinatari infatti non sono predeterminabili, e modifica l’ordinamento giuridico: queste sono le caratteristiche delle norme.
Invece, il provvedimento amministrativo è un atto di gestione, di amministrazione, che detta la disciplina di casi specifici e predeterminati o predeterminabili.
Quindi il Decreto Albania non può essere impugnato avanti il TAR, che non ha la giurisdizione sulle leggi. Semmai, potrà essere sottoposto a valutazione di costituzionalità davanti alla Corte Costituzionale, che è il “giudice delle leggi”.
Quale avvocato tratta queste situazioni
Per impugnare un provvedimento della pubblica amministrazione è importante saper valutare la situazione secondo tutti i principi che regolano il diritto amministrativo, compresi quelli sovranazionali cioè il diritto europeo.
Non basta tenere presente o individuare un principio o due: il diritto amministrativo è estremamente complesso ed è regolato da una stratificazione di norme e principi. Oltre a questo, si avvale di un rito particolare, che non tutti gli avvocati padroneggiano.
L’avvocato che tratta il diritto amministrativo è l’amministrativista, cioè l’avvocato esperto nella materia amministrativa. Egli è di sicuro il più indicato tra le varie specializzazioni forensi.
Lo Studio è abilitato a trattare diritto amministrativo?
Sicuramente SÌ. Lo Studio Legale Daneluzzi tratta da decenni di diritto amministrativo, ottenendo molti successi in materia.
L’avv. Chiara Daneluzzi è avvocato amministrativista sin dal 1999, tratta ed è esperto in controversie con la Pubblica Amministrazione ed è membro della prestigiosa Associazione Avvocati Amministrativisti. Lo Studio può offrire sia consulenza che assisterti in giudizio e patrocina ricorsi avanti TAR e Consiglio di Stato, essendo l’avv. Daneluzzi anche Cassazionista.
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