Cos’è il principio di Imparzialità e dove trovarne i riferimenti giuridici sono l’oggetto di questo articolo. L’argomento non si può definire semplice, ma proviamo a spiegarlo con esempi pratici.
Tempo di lettura: 11 minuti
Nell’articolo
Il Principio di Imparzialità nel diritto
Cosa si intende con imparzialità in termini legali?
Quante volte avrete sentito nominare questo termine in riferimento magari a casi di cronaca pubblica, importanti sentenze del TAR e Consiglio di Stato, vero?
La definizione tecnica
L’imparzialità è la caratteristica principale dell’azione della pubblica amministrazione. L’amministrazione deve operare in modo imparziale, cioè rimanendo equidistante dai vari interessi coinvolti nell’azione amministrativa.
Non deve, cioè, fare preferenze, o privilegiare un centro di interesse rispetto ad un altro.
Questa è la definizione tecnica, ma ora vediamo di capire la provenienza di questo concetto ed, altrettanto importante, in che ambito va considerato
Qual è la fonte giuridica del principio di imparzialità?
È intuitivo che un conto è, per dire, l’imparzialità all’interno dell’azienda in cui lavoro. Ad esempio, che una condotta scorretta non venga sanzionata a me, e permessa al collega.
Un altro conto è invece l’imparzialità nell’azione della pubblica amministrazione.
Chiariamo subito che in questo articolo trattiamo il principio di imparzialità riferito all’azione della pubblica amministrazione.
La prima fonte giuridica di questo principio è allora l’art. 97 Cost., che impone che i pubblici uffici siano organizzati in maniera tale che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.
Pertanto la prima fonte è addirittura la Costituzione: questo per dire quanta importanza riveste il principio di imparzialità nel nostro ordinamento.
Poi troviamo ribadito il principio anche nell’art. 1 della L. 241/1990, che spiega come l’attività amministrativa è retta da criteri di economicità, efficacia, imparzialità e trasparenza, secondo le modalità specificate dalla legge e dal diritto comunitario.
Cosa significa imparzialità nell’amministrazione?
La Corte Costituzionale e il Consiglio di Stato hanno più volte chiarito che il concetto di imparzialità è un aspetto del più generale principio di uguaglianza, sancito dall’art. 3 della Costituzione.
Uguaglianza significa trattare in maniera uguale situazioni uguali, e in maniera diversificata situazioni diverse.
Significa, anche, che non ci devono essere discriminazioni: sono contrarie a legge, e dunque illegittime.
Nel caso della pubblica amministrazione, l’imparzialità deve esserci sia nella organizzazione (la struttura, gli uffici) che nell’azione amministrativa.
Questo lo chiariscono bene le ultime sentenze e gli esperti del diritto.
Non solo! Il principio di imparzialità è talmente importante che anche solo il sospetto di parzialità è sufficiente a censurare una azione amministrativa.
Si pensi ad una commissione d’esame di cui si conosca una causa di possibile conflitto di interesse, o ad esempio di parentela con uno degli esaminandi: l’interessato potrebbe chiedere la rimozione di tale situazione di illegittimità, prima ancora che ne derivi un provvedimento viziato da parzialità!
Perché l’imparzialità è così importante nella P.A.?
L’imparzialità è un primario valore giuridico che deve caratterizzare quindi la pubblica amministrazione e la sua azione, ed è posto a presidio della sua credibilità.
È insomma un parametro normativo della legalità dell’azione amministrativa.
Significa che se l’azione amministrativa non è imparziale, non è nemmeno legittima, e allora avverso questa azione il cittadino può ricorrere in giudizio al TAR per vedere tutelate le proprie ragioni.
Allo stesso modo, la mancanza di imparzialità nell’azione amministrativa può diventare motivo di azione di responsabilità, dell’amministrazione-datore di lavoro nei confronti dei propri dipendenti, per danno all’immagine.
Proprio perché il difetto di imparzialità fa perdere credibilità all’amministrazione agli occhi dei cittadini-utenti.
Un caso pratico: l’imparzialità negli appalti pubblici
In un caso tipo, il Consiglio di Stato (sentenza n. 5444/2006) ha annullato una aggiudicazione di appalto ad una ATI, associazione temporanea di imprese, di cui faceva parte una società che aveva partecipato in precedenza alla stesura del bando di gara.
Questo perché in questo modo si verifica un conflitto di interesse tra l’amministrazione appaltante e l’ATI, in violazione del principio di imparzialità imposto dall’art. 97 della Costituzione.
Non solo: questo tipo di situazione crea anche un danno all’immagine ed al prestigio dell’Amministrazione, perché ne lede la credibilità.
Quindi non serve che la situazione di incompatibilità abbia causato in concreto un risultato illegittimo: quella società poteva essere la migliore sulla piazza e lavorare in maniera serissima, senza approfittare della situazione di vantaggio che le derivava dal collegamento con l’amministrazione.
Ma la sola esistenza del conflitto potenziale di interesse rende illegittima l’aggiudicazione per violazione del parametro di imparzialità.
Quella aggiudicazione è stata dunque annullata e si è dovuta rimettere a gara.
Il principio si applica naturalmente anche al Nuovo Codice degli Appalti, su cui vi invitiamo ad approfondire leggendo questo nostro articolo
Quando si può far valere la mancanza di imparzialità?
Anche il comune cittadino, privato o imprenditore, può trovarsi davanti ad una situazione di mancanza di imparzialità.
Come si può fare in questi casi ad ottenere tutela?
Va subito chiarito che se la situazione vede come controparte una amministrazione pubblica, la questione è soggetta alla giurisdizione del TAR, o del Consiglio di Stato se si è già in fase di appello.
Facciamo qualche esempio.
- Scuola ed esami di riparazione: bocciano mio figlio e promuovono il suo compagno di classe, benché i compiti siano sostanzialmente identici.
- Edilizia e villette a schiera; sia io che il mio vicino presentiamo richiesta per la sanatoria di due tettoie identiche, a lui la autorizzano, a me invece no.
- Gare d’appalto: al mio concorrente “passano” una integrazione di un documento di gara, e a me no, e mi escludono dalla partecipazione.
Gli esempi potrebbero continuare, ma semplificando l’importante è capire che in tutte queste situazioni, si può ravvisare un difetto di imparzialità.
Sarà allora necessario rivolgersi ad un legale esperto della materia amministrativa, cioè un amministrativista, come si dice. Se vuoi sapere di più di questa figura professionale, ti invito ad approfondire in questo articolo in cui ne parlo.
Tuttavia, in ognuno dei casi citati, è bene ricordare che è importante fare presto, perché nel diritto amministrativo i termini per ricorrere sono estremamente ristretti.
In linea di massima il tempo è 60 giorni per i casi “normali” , 30 od addirittura 15 per quanto riguarda alcune fasi degli appalti pubblici!
Decorsi questi termini, non si potrà più fare nulla.
Lo Studio è abilitato a trattare diritto amministrativo?
Sicuramente SÌ. Lo Studio Legale Daneluzzi tratta da decenni di diritto amministrativo, ottenendo molti successi in materia.
L’avv. Chiara Daneluzzi è avvocato amministrativista sin dal 1999, tratta ed è esperto in controversie con la Pubblica Amministrazione ed è membro della prestigiosa Associazione Avvocati Amministrativisti. Lo Studio può offrire sia consulenza che assisterti in giudizio e patrocina ricorsi avanti TAR e Consiglio di Stato, essendo l’avv. Daneluzzi anche Cassazionista.
Affidatevi a noi con fiducia nelle sedi di Venezia, Treviso e Pordenone.
Professionalità e Competenza dalla TUA parte
- Visita patente 2025: non solo da medici militari o delle Ulss - 27 Marzo 2025
- Graduatorie 2025, quali sono i meccanismi? - 17 Febbraio 2025
- Perché Sanremo è Sanremo, o no? - 14 Febbraio 2025