Trattiamo qui la parte finale del rapporto di lavoro: il licenziamento. Questa è una fase molto delicata che l’azienda deve sempre seguire con molta attenzione per evitare spiacevoli complicazioni. È infatti fin troppo facile incorrere in errori che possono rivelarsi fonte di costi economici molto elevati a carico dell’impresa.
Tempo di lettura: 11 minuti
Di cosa trattiamo nell’articolo
- Definiamo il concetto di licenziamento
- Quale branca del diritto si occupa di licenziamento?
- Quali e quanti tipi di licenziamento esistono?
- Come avviene un licenziamento?
- Facciamo qualche esempio tipico di licenziamento
- Il mio dipendente ha fatto ricorso… e ora?
- Qual è il professionista legale più giusto?
- Perché affidarsi ad un esperto sul licenziamento?
- Che garanzie di esperienza e referenze cercare?
Non gestisci personale in azienda, ma sei un dipendente e pensi di essere vittima di un licenziamento ingiusto?
Definiamo il concetto di licenziamento
Il licenziamento è l’atto con cui l’azienda o l’imprenditore risolvono il rapporto di lavoro di un dipendente. È un atto recettizio, cioè per avere effetto deve essere conosciuto dal destinatario, cioè il lavoratore.
Inoltre è importante che sia effettuato in forma scritta: in alcuni rari casi può essere gestito a voce, ma sarebbe poi molto problematico se non impossibile fornirne la prova.
Per cui, assolutamente sempre licenziare con provvedimento scritto assicurandoci che arrivi a destinazione. Facciamo anche attenzione a concetti simili ma che non coincidono con il licenziamento.
Quando è il lavoratore a risolvere il rapporto, si parla di dimissioni. Quindi il datore di lavoro licenzia, il lavoratore si dimette. Anche la terminologia corretta è importante perché indica differenti istituti giuridici, è quindi opportuno esserne consapevoli.
Quale branca del diritto si occupa di licenziamento?
Il licenziamento fa parte della materia del diritto del lavoro. Il diritto del lavoro è il ramo del diritto che riguarda il rapporto di lavoro, dalla sua costituzione al suo termine, fino alle conseguenze del termine del rapporto.
Quindi qualsiasi questione inerente il licenziamento, i suoi presupposti, le sue conseguenze, eventuali intoppi, fa parte del diritto del lavoro. Questa è una nozione che un imprenditore deve assolutamente avere nel proprio bagaglio, per poter operare in sicurezza evitando problemi, che si traducono poi in costi elevati.
Quali e quanti tipi di licenziamento esistono?
Non esiste il licenziamento, ma “i licenziamenti”. Nel senso che a seconda delle motivazioni che stanno alla base della decisione, si avrà un diverso tipo di licenziamento, retto da regole proprie. Ed è importante conoscere queste regole almeno per sommi capi.
Così avremo un licenziamento per giustificato motivo oggettivo (GMO), quando le ragioni del licenziamento sono di tipo organizzativo. Insomma sono connesse all’impresa e alla sua attività.
Viceversa, se le ragioni del licenziamento hanno a che fare col lavoratore, ad esempio il suo rendimento oppure i suoi comportamenti, potremo avere licenziamento per giustificato motivo soggettivo, per giusta causa o disciplinare.
Inoltre, possono esistere licenziamenti collettivi o licenziamenti individuali, o ancora licenziamenti individuali plurimi. Tutte situazioni diverse e distinte, con regole proprie.
Come avviene un licenziamento?
A seconda che le ragioni del licenziamento stiano nell’organizzazione dell’impresa, nell’attività, o abbiano invece a che fare con la persona del lavoratore, cambieranno le modalità di licenziamento.
È assolutamente importante ricordare che, a parte pochissime eccezioni, il licenziamento non può essere orale, ma deve essere irrogato con comunicazione scritta che deve arrivare al lavoratore e dobbiamo averne la prova.
Facciamo qualche esempio tipico di licenziamento
Posso licenziare un dipendente infedele?
Un dipendente infedele è quello che viola gli obblighi di correttezza e buona fede che devono caratterizzare il rapporto di lavoro. Tipicamente, avremo condotta infedele quando il lavoratore tratta per conto proprio o a proprio vantaggio clienti della azienda datrice, naturalmente alle sue spalle. Oppure lavora per altri mentre è in malattia. Un esempio recentissimo e’ questo, trattato dalla sezione lavoro della Cassazione con la sentenza n. 172 del gennaio 2025, nel caso di un dipendente che non comunicava correttamente e tempestivamente i giorni di malattia, e offendeva.
Tutti questi casi giustificano un licenziamento, che sarà di tipo disciplinare e va condotto con estrema attenzione fin dalla primissima contestazione dell’addebito. Un minimo errore in uno qualsiasi dei passaggi procedurali comporta la nullità del licenziamento, con gravissime conseguenze economiche in capo all’azienda. Il fai da te, in questi casi, è veramente rischioso.Molto facile passare dalla parte del torto e rimetterci molto denaro, pur avendo ragione nel merito!
Posso licenziare un dipendente malato?
Qui la risposta è: dipende. Infatti la legge prevede un periodo detto di comporto, durante il quale il lavoratore malato ha diritto alla conservazione del posto di lavoro e alla percezione della retribuzione. Esistono due tipologie di comporto, quello secco e quello per sommatoria. Il primo corrisponde ad una unica assenza durata più giorni, il secondo è formato dalla somma di più singole assenze
Durante il comporto, che varia in base al CCNL applicabile, non puoi dunque licenziare il dipendente. Infatti il licenziamento sarebbe nullo, di nuovo con conseguenze molto pesanti in termini economici. E capitolo a parte rappresenta il lavoratore assente perché infortunato per causa imputabile all’azienda, ad esempio per mancato rispetto della normativa sulla sicurezza sul lavoro. In questo caso non puoi licenziare nemmeno dopo il termine del periodo di comporto!
Anche in relazione a questa problematica quindi non è decisamente opportuno il fai da te.
Posso licenziare il commerciale che non vende?
Qui la risposta è parecchio complessa. Ma possiamo dire che la situazione rientra nella tematica dello scarso rendimento, che è rilevante e può giustificare un licenziamento se corrisponde ad un inadempimento grave da parte del lavoratore. Cioè non basta che la performance sia scarsa, bisogna anche che questo insufficiente rendimento sia ricollegabile alla violazione da parte del dipendente dell’obbligo di diligenza ex art. 1176 c.c. Anche recentemente la Cassazione con l’ordinanza n. 9453 del 6.4.23 si è occupata di una situazione analoga, confermando la legittimità del licenziamento di un bancario che dati alla mano aveva lavorato molto meno dei suoi colleghi pari ruolo. Quindi il suo rendimento era scadente a causa del fatto che…lavorava poco! E la circostanza è stata valorizzata correttamente dall’azienda.
Il mio dipendente ha fatto ricorso… e ora?
Diciamo che hai fatto tutto correttamente, o almeno così ti pare, e però ti ritrovi con la causa che ti ha intentato l’ex dipendente. Che fare?
Come prima cosa, non cercare di gestirne da solo, o tramite il consulente paghe, nemmeno le primissime battute: un errore di gestione in questa prima fase, una comunicazione errata, può pregiudicare definitivamente le chances di successo della controversia.
È invece il caso di contattare subito un esperto nel diritto del lavoro, e sottoporgli velocemente la questione. Oltretutto per molte questioni ci sono subito termini stretti di decadenza da rispettare, per cui anche solo il ritardo nell’affidarsi all’esperto può risultare un grosso danno.
Qual è il professionista legale più giusto?
Per gestire situazioni delicate come un contenzioso su un licenziamento – ma anche, e preferibilmente, per gestire la procedura di licenziamento prima ancora di iniziarla!- devi rivolgerti ad un giuslavorista. Si tratta di un legale specializzato in diritto del lavoro, che conosce a fondo la peculiare materia di cui parliamo e soprattutto il particolare tipo di processo che poi comporta una volta che si arrivi in tribunale. Ti invitiamo ad approfondire la figura del giuslavorista in questo articolo del sito.
Perché affidarsi ad un esperto sul licenziamento?
Come abbiamo cercato di spiegare nel corso dell’articolo, la gestione di un licenziamento, fin dalla decisione di procedere, è assolutamente delicata e potenzialmente foriera di pesanti ripercussioni economiche in capo all’azienda, se non ben condotta.
La cosa migliore in assoluto per evitare guai e spese è prendere una consulenza da un giuslavorista fin da quando cominci a pensare che sia il caso di licenziare un dipendente, così da essere sicuro che ogni aspetto è stato correttamente inquadrato e valutato alla luce della normativa e degli orientamenti della giurisprudenza.
Potrà sembrare inutile o costoso investire qualche centinaio d’euro in una consulenza quando ancora non ci sono problemi in vista: ma quelle poche centinaia d’euro possono davvero farne risparmiare molte migliaia, anche decine di migliaia!

Un caso pratico seguito dallo studio
In un caso gestito con successo qualche anno fa dallo studio, abbiamo fatto annullare (sent. n. 375/2020 Tribunale di Treviso) un licenziamento di un direttore commerciale in una società del trevigiano, irrogato per preteso giustificato motivo oggettivo, indicato in un calo dei fatturati.
Questo studio aveva impugnato il licenziamento sul presupposto della insussistenza del GMO indicato, in quanto in realtà il calo del fatturato era già in corso addirittura al momento dell’assunzione (era stato in realtà proprio il motivo dell’assunzione del manager). Inoltre, nell’anno del licenziamento il fatturato era leggermente aumentato.
Tutto ciò è stato provato facendo esibire i bilanci aziendali. Se l’azienda avesse consultato un giuslavorista prima di adottare il licenziamento, avrebbe evitato i pesanti costi della causa: il giudice del lavoro ha annullato il licenziamento, l’ha condannata a pagare 10 mensilità di risarcimento all’ex dipendente nonché a rifondergli € 5.500,00 oltre accessori a titolo di spese legali sostenute per il giudizio (e, naturalmente, ha dovuto anche pagare il proprio avvocato).
Un caso nella ristorazione
In un altro caso, una chef assistita dallo studio impugnava il licenziamento disciplinare irrogato da un importante ristorante veneziano. La lavoratrice contestava la pretestuosità del licenziamento e del procedimento disciplinare sottostante.
Il giudice del lavoro di Venezia, con sentenza n. 436/2020, accertava e dichiarava l’illegittimità del licenziamento disciplinare perché i fatti addebitati alla dipendente, alla luce del contesto emerso dall’istruttoria, non avevano gravità tale da giustificare il recesso. Quindi condannava il ristorante a pagare alla lavoratrice 12 mensilità di retribuzione a titolo di risarcimento, oltre alla indennità di preavviso, e a rifonderle spese legali per complessivi € 5.289,00 oltre accessori.
Una consulenza pre licenziamento avrebbe evitato al ristorante un simile pesante esito, indicando una migliore procedura di licenziamento.
Che garanzie di esperienza e referenze cercare?
Lo Studio è esperto di licenziamenti, ad esempio? La risposta è SÌ. Lo Studio Legale Daneluzzi tratta da oltre due decenni in maniera prevalente la materia del diritto del lavoro, e segnatamente le questioni relative al licenziamento.
L’Avv. Chiara Daneluzzi fa inoltre parte dell’Associazione Avvocati Giuslavoristi Italiani, che è la massima associazione rappresentativa degli avvocati giuslavoristi, cui si accede solo col possesso di comprovati requisiti professionali e di esperienza.
Puoi verificare qui l’appartenenza all’associazione dei giuslavoristi dell’Avv. Chiara Daneluzzi.
Dal 2022 è inoltre membro del Comitato Esecutivo Regionale AGI Veneto, come puoi verificare qui.
Lo Studio Daneluzzi tratta di diritto del lavoro?
Certamente SÌ. L’avv. Chiara Daneluzzi è avvocato giuslavorista e tratta cause e controversie di lavoro sin dal 1999. È membro del direttivo veneto di Avvocati Giuslavoristi Italiani (AGI) dal 2022, la più rappresentativa associazione specialistica del diritto del lavoro, che la certifica come avvocato del lavoro esperto.
Grazie all’esperienza maturata in molte cause di successo, lo Studio può offrirvi sia consulenza che assistervi in giudizio e patrocina ricorsi avanti TAR e Consiglio di Stato, essendo l’avv. Daneluzzi anche Cassazionista.
Potete rivolgervi con totale fiducia allo Studio nelle sedi di Treviso, Venezia e Pordenone oppure, in prima istanza, da remoto.
Professionalità e Competenza dalla TUA parte
- Visita patente 2025: non solo da medici militari o delle Ulss - 27 Marzo 2025
- Graduatorie 2025, quali sono i meccanismi? - 17 Febbraio 2025
- Perché Sanremo è Sanremo, o no? - 14 Febbraio 2025