Il principio di efficienza fa parte dei pilastri su cui si basa il diritto amministrativo, insieme ai principi detti di di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza.
In che casi si applica il principio di efficienza, quale norma lo prevede e cosa se ne può fare il semplice cittadino sono gli argomenti di questo articolo.
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In questo articolo
Dove è previsto il Principio di Efficienza nel codice?
Di tutti i principi che regolano l’azione amministrativa, il principio di efficienza è l’unico non espresso in maniera esplicita, ma si desume dalle varie norme che lo evocano.
La fonte più importante? L’art. 97 della Costituzione, che in effetti parla di “buon andamento“!
Spiega infatti la Costituzione che i pubblici uffici devono essere organizzati secondo disposizioni di legge, “in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità nell’amministrazione“.
Come la Corte Costituzionale ha più volte avuto modo di spiegare (vedi da ultimo la sentenza n. 132 del luglio 2024), il concetto di buon andamento corrisponde proprio al canone di efficienza di cui parliamo in questo articolo.
È cioè il rapporto tra risorse impiegate e risultati conseguiti con quelle risorse, da parte della pubblica amministrazione.
Cosa significa efficienza?
Efficienza dell’azione dell’amministrazione significa anche che le risorse messe in campo dalla amministrazione devono essere adeguate agli obiettivi da conseguire
(Garofoli, Diritto amministrativo, Nel diritto editore, 2017-2018)
L’efficienza, nel senso sin qui descritto, diventa vero e proprio parametro di legittimità dell’azione amministrativa.
Perché è importante il Principio di Efficienza?
Per come funziona il diritto amministrativo, l’azione della pubblica amministrazione deve essere conforme alla legge. Lo impone l’art. 25 della Costituzione.
Se non lo è, si dice che è illegittima. Se è illegittima, posso andare dal giudice dell’azione amministrativa, presso il TAR, a chiedere che il prodotto di quella azione, cioè il provvedimento amministrativo, venga annullato o almeno corretto.
E potrò naturalmente anche chiedere il risarcimento dei danni che tale provvedimento illegittimo mi ha provocato.
Questo vale per tutti i principi-cardine dell’azione amministrativa.
Questo perché nei decenni scorsi il modello della pubblica amministrazione è cambiato grazie ad alcune importanti riforme degli anni ’90, passando da una amministrazione che si limita a dare esecuzione alle leggi, ad una amministrazione “di risultato”, cioè che deve realizzare al meglio determinati obiettivi politici, dando anche conto dei risultati economici e sociali conseguiti.
Il Principio di Risultato
Di questo nuovo principio ne avrai già sentito parlare in relazione all’introduzione del nuovo Codice degli appalti, Dlgs. n. 36/2023).
Il principio di risultato è il punto di approdo del nuovo modello di amministrazione pubblica che esce dalle profonde modifiche legislative intervenute dagli anni ’90 ad oggi in materia amministrativa.
Tra tutte, citiamo la L. 241/90, che tratta anche il “diritto di accesso” (artt. 22 e seguenti, a proposito!)
La legge n. 241/1990 ha introdotto molti altri principi fondamentali nell’azione amministrativa, cui dedichiamo appositi articoli. E soprattutto ha introdotto delle regole, degli standard per la pubblica amministrazione, che i cittadini possono pretendere avanti al TAR che vengano rispettati.
Questa linea di trasformazione è arrivata fino al Nuovo Codice degli appalti, Dlgs. n. 36/2023, che per la prima volta parla espressamente di “principio del risultato”.
Quello che è importante comprendere è che l’efficienza non è solo un qualcosa che ci si augura, ma è ormai un vero e proprio metro di misura della legittimità dell’azione amministrativa, e quindi dei provvedimenti emessi dalla PA.
Un caso pratico: l’uso dell’algoritmo nelle decisioni amministrative
Il Consiglio di Stato ormai in diverse pronunce ha chiarito come l’utilizzo di algoritmi, e cioè procedure informatizzate, per la assunzione di alcune decisioni della PA, sia di per sé legittimo e rispondente proprio ai canoni di efficienza economicità e buon andamento dell’azione amministrativa. Ad esempio, lo leggiamo nella sentenza n. 8472 del dicembre 2019.
Però, avverte il Consiglio di Stato, affinché l’uso di questo tipo di strumenti risponda anche agli altri principi che regolano l’azione amministrativa, devono essere chiari e ricostruibili i principi di funzionamento di quell’algoritmo e i criteri applicati.
Nel caso di specie si trattava delle graduatorie per l’assunzione degli insegnanti.
Quello che qui importa è che il Consiglio di Stato ha confermato come l’utilizzo di un algoritmo rispetti proprio il principio di efficienza di cui abbiamo trattato, perché consente risparmi in termini di spesa e soprattutto di tempo.
Conclusioni
Quanto hai letto fin qui ti avrà fatto comprendere, speriamo, l’importanza di una analisi approfondita ed esperta di situazioni in cui viene espresso un potere pubblico (graduatoria, bocciatura, rilascio di una autorizzazione solo per citarne alcune).
Per capire se un provvedimento amministrativo è legittimo o meno, bisogna vagliarlo sotto molteplici profili: legge ordinaria, Costituzione, principi di diritto europeo.
Pertanto è imprescindibile l’intervento di un avvocato esperto in diritto amministrativo in particolare se l’amministrazione non vi risponde o si rende poco collaborativa.
Lo Studio è abilitato a trattare diritto amministrativo?
Sicuramente SÌ. Lo Studio Legale Daneluzzi tratta da decenni di diritto amministrativo, ottenendo molti successi in materia.
L’avv. Chiara Daneluzzi è avvocato amministrativista sin dal 1999, tratta ed è esperto in controversie con la Pubblica Amministrazione ed è membro della prestigiosa Associazione Avvocati Amministrativisti. Lo Studio può offrire sia consulenza che assisterti in giudizio e patrocina ricorsi avanti TAR e Consiglio di Stato, essendo l’avv. Daneluzzi anche Cassazionista.
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